Editoriale pubblicato su Il Giornale di Vicenza maggio 2018
L’Intelligenza Artificiale è la nuova frontiera del terzo millennio. Le grandi potenze mondiali, Stati Uniti, Cina ed Europa stanno combattendo una vera e propria guerra commerciale e industriale per conquistare la leadership del settore. Le Nazioni Unite in questi giorni hanno celebrato la Giornata Mondiale delle telecomunicazioni parlando delle potenzialità positive delle applicazioni tecnologiche artificiali per la promozione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Indubbiamente negli ultimi anni ci sono stati significativi progressi in questo campo, resi possibili da Big Data, apprendimento automatico, potenza di calcolo, capacità di archiviazione e cloud computing, tra gli altri. Le tecnologie basate sull’intelligenza artificiale stanno già emergendo come componente chiave di strumenti e applicazioni utilizzati per aiutare le persone a condurre una vita migliore rendendo più efficiente l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la finanza, l’agricoltura, i trasporti e una vasta gamma di altri servizi. Ma non ci dobbiamo nascondere i rischi e i pericoli di questa rapida evoluzione. I progressi che si stanno realizzando nel campo dei FLOPS (floating point operations per second), cioè delle operazioni che un computer può effettuare in un secondo, sono impressionanti. Si sta arrivando a computer con potenza pari a circa un milione di miliardi di FLOPS (1 petaFlop), con la prospettiva di arrivare nei prossimi anni a mille miliardi di miliardi di FLOPS (1 zettaFlop). Si calcola che il potenziale del cervello umano sia equivalente a quello di un computer di 100 petaFlops ma enormemente più lento. Stiamo quindi costruendo delle macchine con una loro intelligenza parallela alla nostra ma molto più potente e veloce, capace, tra l’altro, di imparare, di correggersi, di evolversi autonomamente. Queste applicazioni in robotica permettono di costruire macchine “intelligenti” capaci di muoversi e parlare anche con voce e aspetto umani. Finora è stato possibile controllare la “macchina” ma si è giunti ad un punto nel quale il controllo rischia di sfuggire di mano, tanto che queste forme di intelligenza parallela possono produrre risultati ed effetti che saranno al di fuori della portata della nostra intelligenza. Non possiamo in nessun modo permetterci di correre il rischio di dipendere da un’intelligenza più veloce, più efficiente più vasta della nostra, ma senza anima, senza cuore, senza etica. Gli esperimenti che in varie parti del mondo si svolgono sono secretati; non se ne parla, non li vediamo, non ci vengono documentati. Con i sistemi informatici attuali è addirittura possibile comperare e/o vendere in frazioni di secondo qualunque prodotto finanziario realizzando in automatico centinaia se non migliaia di operazioni in pochi secondi (High Frequency Trading – Negoziazione ad Alta Frequenza). I computer delle maggiori imprese finanziarie lavorano ininterrottamente in modo automatizzato a velocità impressionanti, fino a meno di 10 millesimi di secondo per operazione, continuando a speculare in modo frenetico acquistando e vendendo azioni, obbligazioni, valute sfruttando anche le differenze di valutazione esistenti tra le quotazioni delle borse e dei mercati finanziari dei diversi paesi. Ciò può dare l’idea delle enormi cifre che vengono movimentate e degli enormi interessi in gioco nel “commercio automatizzato di titoli – technological trading”, che ha accresciuto in misura esponenziale la così detta irresponsabilità sociale degli investimenti. Questi problemi non si possono però affrontare solo a livello nazionale; per questo sarebbe auspicabile la creazione, sotto l’egida dell’ONU, di una “Authority per il controllo delle applicazioni scientifico-tecnologiche”, che garantisca il rispetto dei principi etici e di precauzione e prevenzione.