L’intercultura per un nuovo umanesimo
Articolo pubblicato su Il Giornale di Vicenza a maggio 2017
Le nuove generazioni devono essere aiutate, a possedere una visione globale, da astronauti, del pianeta “Terra”, a comprendere che le società umane vivono insieme su un’unica “navicella spaziale” e, proprio per questo, hanno e avranno un comune destino. Il Direttore generale dell’UNESCO Irina Georgieva Bokova, proprio in considerazione del fatto che viviamo in un mondo sempre più segnato da una crescente interdipendenza in tutti i settori dell’attività umana, ha proposto un nuovo percorso culturale, una nuova visione universale aperta a tutta la comunità umana e, in specie alle giovani generazioni, che ha definito: “Nuovo Umanesimo”. Albert Einstein ha affermato che: “Se l’umanità deve sopravvivere, avremo bisogno di un vero e proprio nuovo modo di pensare”, e poi ancora: “La modernità ha fallito. Bisogna costruire un “nuovo umanesimo” altrimenti il pianeta non si salva”. Per avviare un Nuovo Umanesimo è quindi necessaria una diversa impostazione del processo di formazione dei giovani in tutti i paesi, di una via d’uscita dai vecchi schemi che, tenendo conto della inderogabile necessità di educare alla legalità e all’etica, valorizzi i diritti e doveri fondamentali dell’uomo inteso contemporaneamente quale cittadino italiano, europeo e del mondo e quindi lo prepari al rispetto delle altre culture, alla collaborazione, alla solidarietà, alla fraternità. Deve essere un percorso educativo da realizzare a tutti i livelli ma in particolare durante le scuole dell’obbligo, tenuto anche conto che, oggi in Europa, la maggior parte delle classi sono formate da giovani di diverse etnie e culture. Di fondamentale aiuto in questa necessità di evoluzione socio-culturale è la crescita e l’affermarsi a livello nazionale e internazionale della pedagogia interculturale e della conseguente educazione interculturale. Al loro sviluppo e diffusione stanno collaborando università e associazioni di tutti i continenti. Particolarmente attiva è la IAIE (International Association for Intercultural Education) e in Italia, l’Università di Verona. La Pedagogia interculturale con i suoi percorsi formativi è considerata la risposta migliore alla globalizzazione, alla complessità, al pluralismo, alla società multietnica, multiculturale ed è indispensabile per riconoscere e affrontare le odierne sfide, i rischi e le opportunità. Essa infatti mette in condizione i docenti di tutte le materie di sviluppare un approccio educativo aperto al riconoscimento dei valori appartenenti alle diverse culture, alla comprensione delle differenze, aiutando i giovani a superare i confini del proprio individualismo e del proprio gruppo di appartenenza per riconoscersi membri di una comunità più vasta, cosmopolita, che collega tutti nella solidarietà al di là delle razze, delle culture, delle fedi religiose o delle concezioni politiche. L’educazione interculturale insomma favorisce il superamento dell’educazione monoculturale, del “pensiero chiuso” che rifiuta i confronti e le alternative, del pensiero che si nutre anche di visioni estremiste, fondamentaliste politiche e/o religiose. Va oltre il concetto di multiculturalità che pur favorendo la conoscenza delle altre culture non prevede interazioni con le stesse: infatti l’intercultura promuove la formazione di una “personalità aperta” in grado di comprendere e di saper convivere e interagire con le altre culture. Deve quindi essere valorizzata e utilizzata quale elemento essenziale del processo educativo.
Orazio Parisotto
Studioso di Scienze Umane e dei Diritti Fondamentali