Comunicazione e libertà di stampa
Articolo pubblicato su Il Giornale di Vicenza a maggio 2017
A Maggio si è celebrata la Giornata Internazionale per la libertà di stampa indetta dalle Nazioni Unite. L’attenzione dell’opinione pubblica si è giustamente focalizzata sulle minacce e le ritorsioni subite dai giornalisti in molte aree del pianeta che, come ci ricorda il Rapporto di Reporter Senza Frontiere, non riguardano solo i regimi totalitari ma anche molti Paesi delle democrazie occidentali. Occorre però ricordare che esistono altri pericoli per la libertà di stampa, forse meno evidenti, ma sicuramente più insidiosi al punto da mettere seriamente in discussione quella libertà di espressione che l’art.19 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo ha definito un diritto fondamentale. Oggi infatti assistiamo, a livello internazionale, a gravi distorsioni del sistema della comunicazione, provocate da una concentrazione dei mezzi di comunicazione in mano a pochi grandi gruppi economici multinazionali che, favorendo l’intreccio tra informazione, intrattenimento e pubblicità, sul web e attraverso i media tradizionali, condiziona sempre di più la nostra vita. E’ ormai chiaro che anche nel settore della comunicazione si sta rapidamente diffondendo in questi ultimi anni una vera e propria concorrenza sleale che ha effetti particolarmente negativi nei confronti degli mezzi di informazioni locali che si battono per una informazione libera, indipendente, non condizionabile e/o ricattabile. In questo contesto il ruolo della grande finanza internazionale e dei grandi potentati economici è oltremodo evidente: ci troviamo di fronte a enormi processi di fusione che pongono i sistemi di comunicazione (produzioni di software e hardware, entertainment, advertising, informazioni in senso stretto, produzioni culturali, di opinione, ecc.) nelle mani di un piccolo gruppo di operatori mondiali che determinano oltre l’80% dei flussi informativi attualmente circolanti sul pianeta. Il mondo dell’informazione si è così trasformato in una vera e propria “industria” dove le logiche di mercato si sono quasi interamente impadronite del settore. I grandi strumenti di comunicazione di massa sono in grado di influenzare in modo significativo, attraverso l’uso sinergico di tutte le risorse tecnologiche, i comportamenti e gli stili di vita di miliardi di persone, indirizzando le opinioni che i cittadini devono farsi in merito agli avvenimenti più importanti di portata mondiale e quindi di interesse comune. Questi condizionamenti stanno inquinando anche la cosiddetta “informazione dal basso” dei social media che era stata salutata inizialmente come un nuova ventata di libertà. Risulta allora necessario avviare un nuovo corso dell’informazione, della comunicazione e dello spettacolo il più possibile rispettoso dei diritti fondamentali dell’uomo e promotore dei valori ad essi legati. Il nuovo corso dovrà essere svincolato dall’influenza degli interessi economici, dai condizionamenti ideologici, confessionali, di parte o di sistema così da aiutare i cittadini ad acquisire una corretta informazione e una adeguata e autonoma capacità critica e valutativa, facilitando la democrazia partecipativa, perché non vi è dubbio che un’informazione-comunicazione corretta e non strumentalizzata sia alla base della vera vita democratica e della libertà di ogni società. Per questo occorre introdurre delle regole a valenza internazionale. Sarebbe quindi auspicabile che l’ONU istituisse una apposita Authority che vigili sull’effettivo rispetto dei principi deontologici e dei diritti fondamentali nell’informazione pubblica e privata.
Orazio Parisotto
Studioso di Scienze Umane e dei Diritti Fondamentali