
Iran, Qatar, Cina, Russia, Sudan, Afghanistan, Yemen…… i diritti umani nel mondo sono sempre di più violati e calpestati e riguardano in modo particolare le donne, i bambini, i migranti e le minoranze. Le guerre e le persecuzioni sono le cause principali della mancanza delle libertà personali. E l’elenco potrebbe continuare. Secondo Amnesty International sono almeno 25 i Paesi dove sono state denunciate gravissime violazioni dei diritti umani. E nel Rapporto pubblicato nel 2022 da Human Rights Watch gli Stati sotto osservazione sono oltre 90. Le Nazioni Unite ci ricordano che alla fine del 2023 saranno 75 anni da quando nel 1948 è stata promulgata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Tuttavia, la promessa contenuta nella Dichiarazione di dignità e uguaglianza nei diritti, è stata oggetto di continui attacchi negli ultimi anni. C’è anche chi sospetta che le norme internazionali in materia di diritti umani siano di ispirazione “eurocentrica” e strumento della “occidentalizzazione” del mondo, mentre invece risultano essere uno dei pochi “insiemi giuridici” universalmente apprezzati e condivisi da popoli e nazioni come valori unificanti a livello mondiale. Il loro valore viene implicitamente riconosciuto da parte degli Stati dal momento in cui aderiscono all’Onu.
In questo articolo che ho pubblicato sull’ultimo numero di Fiamma Cremisi, la Rivista dell’Associazione Nazionale Bersaglieri, affronto queste tematiche attraverso un excursus storico sulla evoluzione della tutela dei diritti umani.
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