
SOCIETÀ CIVILE E CONVERSIONE DELLE ARMI NUCLEARI
IN PROGETTI DI PACE: UNA PROPOSTA EUROPEA PER IL DISARMO
Convegno organizzato a Roma dalle associazioni della società civile impegnate per il disarmo, con il patrocinio della Commissione Europea
INTERVENTO DI ORAZIO PARISOTTO
Il 17 novembre u.s. dal Sacro convento di San Francesco d’Assisi è stato presentato un documento di cui sono stato primo firmatario assieme al Presidente Giuseppe Rotunno. Si tratta di una proposta alternativa al riarmo nucleare che propone l’avvio della conversione ecologica integrale. Il documento inizia con un riferimento all’importante comunicazione di sua Eminenza il Cardinale Pietro Parolin che, rifacendosi ai numerosi forti appelli di Papa Francesco per la Pace e per il disarmo, invita le potenze mondiali ad attivarsi strategicamente per il bene delle proprie nazioni puntando alla sicurezza non più basata sulla deterrenza nucleare ma sulla sicurezza integrale come applicazione di una etica consonante con il rispetto dei diritti fondamentali e con la dignità di ogni persona. Mi rifaccio quindi a questo documento, che, in sintesi afferma che il percorso verso la sicurezza integrale può essere innescato proprio dal processo di disarmo nucleare e dalla conversione delle armi nucleari in progetti di sviluppo, cosa peraltro già sperimentata con successo nel “Piano Usa-Russia – Megatons to Megawatts” che, in 20 anni ha convertito in elettricità e risorse, l’Uranio altamente arricchito, contenuto in 20.000 testate nucleari. La società civile non può che essere d’accordo con una proposta del genere, ma essa vive un grande, generale disorientamento, infatti di fronte al caos socio politico, istituzionale, economico finanziario e militare esistente al giorno d’oggi, sembra procedere, come il resto dell’umanità, in modo rassegnato al succedersi degli eventi, incapace di influenzarli e gestirli nell’interesse dei popoli ovvero dell’uomo cittadino del mondo e, in particolare dei giovani. Per il futuro dei giovani c’è molta preoccupazione. In una recente conference-call alla quale hanno partecipato centinaia di associazioni dei Paesi Latino Americani, pressoché tutti i relatori, pur trattando argomenti diversi relativi alla implementazione dei diritti fondamentali, hanno testimoniato l’assoluta necessità di mettere in condizione i giovani di poter sperare e agire per un mondo migliore. Ed è proprio dei giovani, cioè della parte più importante e delicata della società, che vi voglio parlare perché sto dedicando loro molta attenzione assieme agli amici di tutti i Dipartimenti di United Peacers. Per loro e con loro stiamo realizzando un progetto pilota: “Educazione Civica Nuovo Umanesimo” per gli istituti superiori che sta avendo uno straordinario successo partecipativo, (vedi: http://www.unitedpeacers.it alle voci – chi siamo – dipartimenti – educazione civica – progetto pilota), capofila è l’Istituto di Istruzione Superiore “G.Galilei-T.Campailla” di Modica con i suoi tre licei. Sta avendo successo in quanto abbiamo intercettato le domande dei giovani e, assieme a loro, abbiamo cercato di approfondire i problemi d’oggi indicando però, di volta in volta, anche le possibilità di superarli, indicando il come uscire dalle varie emergenze. Il tutto è avvenuto e sta proseguendo all’interno di una proposta di progetto generale contenuta nel saggio “La rivoluzione Globale Pacifica per un Nuovo Umanesimo” e in una serie di trenta pillole “La Rivoluzione globale in pillole” a disposizione gratuita per tutti. Strumenti didattici usati anche in classe che hanno contribuito, con la collaborazione dei docenti, a far appassionare i giovani. Giovani studenti che ho avuto modo di incontrare a centinaia durante una serie di incontri in presenza, tra Novembre e Dicembre. Ho potuto constatare le loro preoccupazioni e, allo stesso tempo, il bisogno di voler e poter credere nel futuro. Grazie alle loro testimonianze e ai loro elaborati ho potuto verificare che, quella intrapresa con il progetto pilota, è una strada valida perché, attraverso concrete proposte operative offre loro speranza. Sono giovani che si vedono consegnare un pianeta disastrato pieno di pericoli, di contraddizioni, di eclatanti ingiustizie, insomma, un pianeta a rischio e immerso nel caos e si sentono traditi da noi adulti che non abbiamo saputo tradurre in concrete realtà i contenuti delle nostre belle costituzioni nazionali, delle nostre ottime carte dei diritti fondamentali e che non abbiamo saputo mai unirci attorno a coloro che hanno tentato di reagire lanciando allarmi e/o denunciando i grandi pericoli che si stavano profilando e, di fatto li abbiamo lasciati soli.
La maggior parte dei rappresentanti della società civile è stata vittima del meccanismo perverso in cui gran parte dell’umanità si è lasciata trascinare, entrando nel vortice dell’egoismo individuale, di gruppo, di clan, di nazione permettendo che, elite prive di responsabilità sociale diventassero ricchissime depredando l’ambiente e la dignità di intere popolazioni costringendo molti alla povertà estrema. Dobbiamo ammettere che la situazione è sfuggita di mano e che ora bisogna rimediare senza esitazione e con urgenza, prima che sia troppo tardi. Le responsabilità sono enormi. Noi adulti dobbiamo cambiare completamente registro se vogliamo veramente sostenere i nostri giovani. Loro si sono saputi mobilitare in tutto il mondo dando a noi una sonora lezione, infatti, vista la gravissima situazione climatico ambientale, hanno sfilato tutti insieme, in tutto il pianeta e lo hanno fatto senza simboli di partito, senza bandiere, senza preconcetti ideologici, culturali, religiosi, insomma, senza tutto ciò che ha sempre diviso noi adulti, e, di fatto, hanno dato il via a una rivoluzione globale pacifica. E, ora, hanno capito che non bastano gli slogan tipo “bisogna salvare il pianeta” ma che è necessario disporre di progetti concreti, di programmi operativi che indichino il come, cioè come costruire concrete vie d’uscita dalle molte emergenze planetarie e, proprio per passare dagli slogan ai progetti concreti hanno bisogno di noi adulti. Ma possiamo essere utili solo se sappiamo cambiare registro. Non dobbiamo essere noi l’ostacolo alla loro rivoluzione pacifica ma supporto sincero e svincolato dai vecchi condizionamenti. Con umiltà dobbiamo mettere a disposizione il nostro sapere la nostra esperienza e, insieme a loro, entrare nella Casa Comune degli Operatori di Pace, la costituenda “UNITED PEACERS- THE WORLD COMMUNITY FOR A NEW HUMANISM di cui i giovani una volta informati sono entusiasti e vogliono collaborare e si aspettano una reazione da parte nostra ricordandoci che se finora non abbiamo avuto ascolto in merito ai grandi problemi, ciò è dovuto alla incapacità di coordinarsi e di operare insieme. Infatti noi, società civile, finora, non abbiamo saputo coordinarci. A fronte di tanti successi sul piano sociale regionale, nazionale, abbiamo invece sempre fallito, di fronte ai grandi problemi di portata internazionale mondiale, sottovalutandoli o ritenendoli non risolvibili, comunque, non abbiamo saputo mobilitarci lasciando soli coloro che con coraggio si esponevano in prima persona. Ma i nodi ora vengono al pettine. Faccio qualche esempio: Abbiamo lasciato solo il grande Aurelio Peccei e il team di scienziati del “Club di Roma” che già 50 anni fa ci hanno detto con precisione ciò che sarebbe successo sul fronte climatico ambientale … sono stati ridicolizzati, mentre le loro previsioni si sono dimostrate esatte … e ora stiamo pagando e siamo sull’orlo del precipizio… Abbiamo lasciate sole le Associazioni e le università che già trent’anni fa proponevano, a ragion veduta, una riforma dell’ONU indispensabile per evitare il caos di una globalizzazione senza regole senza governance … non ci siamo mobilitati nonostante le forti sollecitazioni di Papa Giovanni Paolo II°, dei Premi Nobel Joseph Stiglitz e Mikhail Gorbaciov e ci troviamo con una Onu in evidente difficoltà tanto da far recentemente affermare a Papa Francesco che “… appare urgente riprendere il percorso verso una complessiva riforma del sistema multilaterale, a partire dal sistema “onusiano”, che lo renda più efficace, tenendo in debita considerazione l’attuale contesto geopolitico”. Abbiamo lasciato sole con assurda indifferenza le associazioni impegnate ad anteporre a ogni costo la diplomazia ai conflitti armati, alle guerre … così come le associazioni che da sempre si battono per la Pace, per il disarmo, … le abbiamo applaudite ma spesso tacciate di utopia … e assistiamo passivamente a continue guerre, siamo incapaci anche di reagire per porre fine alla vergognosa, pericolosissima situazione di Generali e Capi di Stato che giocano alla guerra in Ucraina come se fossimo in un video-gioco… solo che è tutto vero, tutto tragicamente grave perché, tra l’altro, basta un incidente e rischiamo un’altra disastrosa tragica guerra… Abbiamo lasciato sole le associazioni che in tutti i paesi si battono contro la tratta di esseri umani, donne e bambini, contro le nuove forme di schiavitù, contro la diffusione delle droghe, contro i monopoli nell’informazione, contro l’uso indiscriminato di pesticidi in agricoltura e di antibiotici negli allevamenti… applaudiamo a tutti coloro che si impegnano per combattere queste piaghe così come applaudiamo ai continui forti appelli di Papa Francesco. Applaudiamo, condividiamo e poi? Non basta è necessario un salto di qualità! Impariamo dai giovani e muoviamoci tutti insieme! Tutti insieme, di volta in volta per l’ambiente, tutti insieme per il disarmo nucleare e globale, tutti insieme per difendere la nostra salute dall’uso indiscriminato dei pesticidi, tutti insieme per far risolvere i conflitti con la diplomazia e non con le armi e così via… Certo non è facile anche se tutti capiamo che di fronte a ciascuna delle emergenze fondamentali per la sicurezza, la dignità e la sopravvivenza, dovremmo muoverci tutti assieme. Esempio: una persona o una associazione già impegnata in difesa dell’ambiente non può sentirsi esentata dall’impegnarsi per il disarmo nucleare e globale, ne l’attivista per il disarmo sentirsi esentato ad impegnarsi per l’ambiente ma, ciascuno continuando nella propria mission, dovrà partecipare e appoggiare, al momento opportuno l’impegno relativo all’altra emergenza. Siccome le emergenze purtroppo sono numerose che fare? E’ proprio per questo che nasce la Casa Comune degli Operatori di Pace, la Community internazionale nella quale si può entrare gratuitamente e senza obblighi e vincoli. Attraverso una piattaforma multilingue sarà possibile conoscerci, coordinarci, darci delle priorietà e presentarci uniti nelle richieste e nelle proposte. Sono giunte autorevoli voci di consenso e di stimolo e tanti Patrocini per questo progetto. Il grande statista, David Sassoli con una lettera personale ha dichiarato: …trovo molto interessante l’idea di creare una Comunità di Operatori di Pace, allo scopo di favorire sia una riflessione, su un piano più concettuale, sia, più concretamente, il coordinamento e la cooperazione a livello internazionale” . E allora che fare qui e ora? Siamo di fronte al gravissimo problema dato dal pericolo nucleare e siamo però anche di fronte ad una importante, seria, concreta proposta per la nostra sicurezza, per uscire dalla tragica situazione attuale, e avviare un progressivo disarmo nucleare. Proposta, tra l’altro, di grande interesse socio-economico che prevede la conversione del nucleare già esistente dall’uso militare all’uso civile? Che vogliamo fare? Applaudire e sottoscrivere un’ulteriore dichiarazione lasciando di fatto da solo l’ingegner Rotunno con il suo staff e con il Dipartimento per il disarmo di United Peacers? Vogliamo lasciare soli Giuseppe, Pietro, Orazio, Virgilio, Carlo, Antonio, Giulio e Marek? L’alternativa c’è, si tratta di entrare nella costituenda Casa Comune, nella Community di Operatori di Pace per coordinarci e chiedere, tutti insieme, giovani e adulti di tutti i paesi, con la forza dei grandi numeri e con voce autorevole che questo progetto sia attuato nell’interesse di tutti.
La stessa cosa si dovrà fare poi per tutti gli altri grandi problemi. Allora potremo guardare negli occhi i giovani e insieme a loro vedere dei risultati concreti. Non sarà facile ma è possibile, ci stiamo provando, iniziamo quindi a mobilitarci insieme per questo progetto e non lasciamo solo il “Comitato per la Civiltà dell’Amore”. Iniziamo con orgoglio dall’Italia e dall’Europa.
Orazio Parisotto