
L’economia digitale sta trasformando il mondo del lavoro. Nell’ultimo decennio, l’espansione della connettività a banda larga e del cloud computing ha portato alla proliferazione di piattaforme digitali, che sono penetrate in diversi settori dell’economia e della società. Dall’inizio del 2020, le conseguenze della pandemia di COVID-19 hanno favorito gli accordi di lavoro a distanza, smart working, e consentito la continuazione di molte attività commerciali, rafforzando ulteriormente la crescita e l’impatto dell’economia digitale. Le Nazioni Unite, in occasione delle celebrazioni della Giornata Mondiale della Giustizia Sociale, hanno però messo in evidenza i rischi della vorticosa e spesso incontrollata espansione di queste nuove forme di occupazione, lanciando un appello a tutti i governanti contro lo sfruttamento dei cosiddetti lavoratori digitali. Per gli esperti dell’ONU la crisi provocata dalla pandemia ha ulteriormente aumentato il crescente divario digitale all’interno dei singoli Paesi e tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, in particolare in termini di disponibilità, accessibilità e utilizzo delle informazioni su internet, aggravando le disuguaglianze esistenti. Ne parlo in questo articolo che ho pubblicato sul numero di febbraio de “Le Fiamme d’Argento”, la Rivista dell’Associazione Nazionale Carabinieri.
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