In questo articolo che ho pubblicato sul numero di marzo/aprile de “Le Fiamme d’Argento”, la Rivista dell’Associazione Nazionale Carabinieri, affronto il tema della tutela dei cosiddetti diritti umani di quarta generazione. Si tratta in particolare dei diritti genetici che tutelano gli esseri umani dalle manipolazioni mediche frutto della biomedicina e della biotecnologia e che riguardano anche i temi legati alla fine della vita ma interessano sempre di più le nuove applicazioni tecnologiche nel campo dell’intelligenza artificiale per le quali con crescente insistenza si avanzano proposte di regolamentazione che richiamino espressamente i principi etici fin dalla elaborazione degli algoritmi. A tale proposito auspico la formulazione di una Carta internazionale di questi nuovi diritti di quarta generazione per codificare le applicazioni scientifico-tecnologiche, garantendo il rispetto dei criteri di precauzione e prevenzione: una esigenza che l’attuale pandemia di coronavirus rende non più rinviabile.
Per comprendere meglio gli sviluppi di queste nuove problematiche ho intervistato la Dott.ssa Silvana Arbia, magistrato e giurista internazionale, già Procuratore presso il Tribunale Penale Internazionale per il Rwuanda delle Nazioni Unite.
Ma per riuscire a sensibilizzare e stimolare i governi e le grandi organizzazioni internazionali su queste tematiche sono convinto che occorra partire dal basso mettendo insieme e coinvolgendo sempre di più gli operatori di pace, attraverso una rete mondiale di “United Peacers” che così potranno finalmente collaborare e incidere concretamente nelle decisioni che riguardano la difesa dei diritti fondamentali, lo sviluppo sostenibile, l’equa distribuzione della ricchezza, la fine delle guerre, per trovare soluzioni efficaci ai grandi problemi globali e così evitare ai cittadini del terzo millennio nuove subdole forme di disumanizzazione se non di schiavitù in parte già in atto.
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