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Articolo pubblicato su Il Giornale di Vicenza Ottobre 2017

La Giornata Mondiale dell’Alimentazione celebrata a Roma presso la sede della FAO, è stata l’occasione per presentare gli ultimi dati drammatici sulle crisi umanitarie epocali alle quali stiamo assistendo sempre più impotenti: la fame, la povertà, le guerre, le migrazioni……… La denuncia più forte è arrivata ancora una volta da Papa Francesco che ha aperto i lavori ribadendo che “sono le guerre e i cambiamenti climatici che determinano la fame Dunque evitiamo di presentarla come una malattia incurabile”. Le risposte fino ad oggi fornite dalla comunità internazionale non sembrano bastare più. Per questo ha sottolineato Bergoglio “E’ urgente trovare nuove strade !” E’ un ammonimento di cui tutti noi dobbiamo tener conto perché le strade fino ad ora percorse ci hanno portato in un vicolo cieco. Nei Paesi in via di sviluppo popolazioni paralizzate da un’economia in cui domina la povertà e la guerra si trovano ad affrontare problemi angosciosi che stanno provocando migrazioni bibliche verso l’Europa con dimensioni che non si vedevano da tempi del secondo conflitto mondiale del secolo scorso. Le Istituzioni internazionali stentano a trovare soluzioni condivise. Manca un reale coordinamento delle Nazioni Unite che dimostrano ancora una volta di non avere gli strumenti giuridici e operativi per gestire le grandi emergenze planetarie. Infatti il numero dei poveri a livello mondiale e con esso il numero dei morti per indigenza, malattie “banali” e fame, in particolare di bambini, purtroppo è in costante aumento. Secondo i dati sulla mortalità infantile aggiornato al 2017 di “Save the Children”,ogni anno muoiono al mondo circa 6 milioni di bambini, praticamente uno ogni 5 secondi! Mentre circa un miliardo di persone soffre di malnutrizione! E le disuguaglianze sono ormai insostenibili. Nel 1980 il paese più ricco del mondo possedeva una ricchezza pari a circa 90 volte quella del più povero; nel 2017 la disparità è salita a quasi 300 volte. I 1000 individui più ricchi del mondo hanno un patrimonio che è all’incirca il doppio del patrimonio totale di 2,5 miliardi di individui più poveri. Tra l’altro osserviamo quasi con rassegnazione il vertiginoso aumento delle spese militari che hanno raggiunto l’assurda cifra di oltre 160 milioni di euro all’ora, più di 5.000 milioni di euro al giorno; circa 1.700 miliardi di euro all’anno. Se queste risorse fossero a disposizione, anziché della ricerca e dell’industria della morte, della ricerca e dell’industria della vita e della pace, il mondo sarebbe molto diverso, molto più giusto e umano Ma l’aspetto veramente paradossale è che sulla terra sarebbe disponibile in abbondanza cibo per tutti perché oggi se ne produce come mai prima. Questo però non avviene a causa delle perdite e degli sprechi alimentari che ammontano a circa 1,5 miliardi di tonnellate l’anno, pari a circa un terzo della produzione alimentare mondiale (stime FAO), mentre contemporaneamente per aumentare la produzione alimentare su larga scala a favore dei Paesi più ricchi, si è sviluppata un’agricoltura intensiva che espone molti ecosistemi al rischio di un progressivo deterioramento. Ci vorrebbe allora una “rivoluzione verde” indispensabile come priorità internazionale unitamente alla concreta realizzazione di politiche demografiche sostenibili. Anche perché il punto di non ritorno è sempre più vicino: l’earth overshooting day, cioè il giorno in cui i consumi umani vanno al di là delle capacità di ricupero del pianeta, il giorno in cui inizia il deficit ecologico è stato fissato nel 2017 al 02 Agosto: per più di un terzo dell’anno andiamo quindi ben al di là delle possibilità di rigenerazione.

Orazio Parisotto Studioso di Scienze Umane e dei Diritti Fondamentali