Articolo pubblicato su Il Giornale di Vicenza Settembre 2017
Ogni anno la Giornata Internazionale della Pace ONU viene osservata in tutto il mondo il 21 settembre. Il tema del 2017 è “Insieme per la pace: rispetto, sicurezza e dignità per tutti” e si rivolge in particolare a tutti coloro che sono costretti a fuggire dalle loro case in cerca di una vita migliore. Nei Paesi in via di sviluppo popolazioni paralizzate da un’economia in cui domina la povertà e la guerra si trovano ad affrontare problemi angosciosi che stanno provocando migrazioni bibliche anche verso l’Europa. La Banca Mondiale sostiene che il numero dei migranti internazionali, inclusi i rifugiati superi i 250 milioni. La comunità internazionale, al di là delle pur lodevoli iniziative rilanciate in occasione di celebrazioni come questa, stenta ancora a trovare soluzioni condivise, manca purtroppo un reale coordinamento delle Nazioni Unite che non hanno gli strumenti giuridici e operativi per gestire le grandi crisi internazionali. Al cospetto di questi scenari non bisogna però rinunciare alla speranza. Per questo è ormai ineludibile una radicale riforma dell’ONU per una governance mondiale democratica. Tra il 1914 e il 2014 le varie guerre hanno causato oltre 130 milioni di morti mentre altre decine di guerre sono ancora in atto e continuano a provocare grandi sofferenze e migrazioni. Ogni anno si spendono oltre 1700 miliardi di dollari per spese militari ma non si arriva nemmeno a 20 miliardi di aiuti per quelle emergenze umanitarie che vedono morire di fame e di malattie facilmente curabili un bambino ogni 5 secondi. Questa è una situazione assurda e vergognosa che bisogna da subito impegnarsi a rimuovere. È necessario allora monitorare costantemente i conflitti in atto e i focolai per prevenire e bloccare l’uso della forza e imporre la trattativa ad oltranza attraverso il sistema della mediazione e/o dell’arbitrato per far vincere la pace. Per raggiungere questo obbiettivo, è indispensabile che all’ONU si crei un “Consiglio per la Sicurezza, il Disarmo e la Difesa” senza più diritti di veto. Quest’ultimo dovrebbe avere il compito di assicurare la pace internazionale e garantire la sicurezza dell’umanità contro ogni rischio di tipo militare avvalendosi anche di una “Agenzia per il Disarmo Globale” e di un “Esercito di Pace e di Intervento Umanitario”, da utilizzare anche in favore delle popolazioni in caso di gravi violazioni dei diritti umani e di gravi eventi catastrofici e per gestire le crescenti ondate migratorie. E’ chiaro comunque che nel caos socio politico, istituzionale, economico finanziario e militare esistente al giorno d’oggi si sta manifestando una forte reazione in tutti i settori sociali che prelude ad una transizione verso una nuova società ipertecnologica che speriamo non si disumanizzi ma che sfoci piuttosto nella costruzione di un Nuovo Umanesimo. Questa fase di passaggio sarà particolarmente dura, piena di innovazioni e conflitti ai più diversi livelli, in molti luoghi e per un periodo di qualche decennio. D’altra parte dobbiamo ricordarci che la transizione dalla civiltà agricola a quella industriale, ormai superata, determinò una successione impressionante di guerre, rivolte, carestie migrazioni forzate, colpi di stato e calamità varie. Oggi i cambiamenti sono ancor più radicali, i tempi a disposizione minori, la velocità maggiore, i pericoli ancora più grandi. Solo dotandoci di istituzioni in grado di gestire i cambiamenti a vantaggio di tutti i popoli potremo pilotare pacificamente il cambiamento.
Orazio Parisotto
Studioso di Scienze Umane e dei Diritti Fondamentali