Articolo pubblicato su Il Giornale di Vicenza Settembre 2017
Il 15 settembre si celebra in tutto il mondo la giornata internazionale della democrazia indetta dalle Nazioni Unite. Il tema del 2017 è incentrato sul rapporto tra democrazia e prevenzione dei conflitti ovvero sulla necessità cruciale di rafforzare le istituzioni democratiche per promuovere la pace e la stabilità, attraverso un approccio più integrato che possa favorire una governance democratica efficace e inclusiva nel rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto. L’obiettivo è quello di mitigare le controversie attraverso la mediazione, il dialogo e un ragionevole grado di legittimità delle istituzioni sviluppando meccanismi e infrastrutture di prevenzione dei conflitti che possono contribuire a mantenere l’equilibrio tra gli interessi concorrenti e ridurre la fragilità e la probabilità della violenza organizzata. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’ONU riconosce i legami indivisibili tra società pacifiche e istituzioni democratiche sostenute da una leaderschip forte e dal rafforzamento della società civile e del ruolo delle donne nella vita pubblica. La ricorrenza del 15 settembre coincide quest’anno con il 20° anniversario della “Dichiarazione Universale dell’Unione Interparlamentare sulla democrazia”, adottata al Cairo il 16 settembre 1997 con la quale si è tentato di stabilire uno standard internazionale per guidare i governi, i parlamenti e i cittadini attraverso le numerose sfide di oggi e implementare in tutto il mondo i principi democratici. Questo è certamente utile ma dobbiamo renderci conto che possiamo migliorare le situazioni interne ai nostri Stati nazionali, magari cambiando classe dirigente, ringiovanendo e moralizzando il mondo politico, ma non cambierà molto se non si rende possibile un governo democratico della globalizzazione basato su forme di solidarietà internazionale ed una reale civile convivenza. Come sappiamo una globalizzazione senza regole crea forti squilibri e iniquità e condiziona fortemente la vita democratica degli stati e quindi dei cittadini. Civile convivenza significa innanzitutto ripudio della guerra e dell’uso della forza e di ogni manifestazione di violenza per risolvere i conflitti sia a livello internazionale che all’interno dei singoli Stati nazionali, significa ancora solidarietà,giustizia, pace. Ma per far questo ci vogliono istituzioni sovranazionali che siano in grado di affrontare i numerosi e impegnativi problemi che i singoli Stati da soli non possono risolvere. A livello internazionale-mondiale le linee delle politiche economiche, finanziarie, monetarie, del lavoro e della previdenza sociale, quelle commerciali e ambientali sono, per ora, condizionate e in molti casi dettate da organizzazioni internazionali i cui responsabili e operatori non sono stati democraticamente eletti e che quindi non devono rispondere ad alcun collegio elettorale o costituency. È evidente allora che un organismo internazionale le cui decisioni possono incidere sulla vita di intere popolazioni, debba rispondere rigorosamente a criteri di trasparenza e giustizia. Perché deve essere chiaro a tutti noi che senza la realizzazione di una vera democrazia internazionale – cosmopolita, il mondo rischia di dover affrontare, in tempi brevi, nuove forme di totalitarismo globale che in modo subdolo già sono in atto. Infatti ogni vuoto di potere tende ad essere comunque colmato e, a livello globale, il vuoto di potere dato dalla mancanza di istituzioni democratiche è enorme e non vi è dubbio che, in gran parte, questo vuoto rischia di essere colmato da organismi non democratici. Proprio per questo è, tra l’altro, indispensabile e urgente una riforma dell’ONU.
Orazio Parisotto Studioso di Scienze Umane e dei Diritti Fondamentali