
Il momento è difficile se non tragico ed è la logica conseguenza dell’incapacità dell’umanità tutta di dotarsi di strumenti per una vera civile convivenza, dell’incapacità di cambiare i paradigmi su cui si fondono le nostre società, incapacità di avviare un Nuovo Umanesimo.
Quasi da un secolo Einstein ci dice: “La modernità ha fallito. Bisogna costruire un nuovo umanesimo altrimenti il pianeta non si salva”.
Mancano statisti, mancano veri diplomatici e, purtroppo, abbiamo recentemente perso un vero statista: David Sassoli e un grande diplomatico, Paolo Francesco Fulci.
Nonostante la seconda guerra mondiale con i suoi 60 milioni di morti, nonostante le altre innumerevoli guerre in varie parti del mondo, circa 30 milioni di morti nella cosiddetta “terza guerra mondiale a pezzi”, come la chiama Papa Francesco, nonostante tutto, il paradigma ancora dominante é l’antico:
“Se vuoi la Pace prepara la guerra“, il che significa osservare ancora il deplorevole principio di deterrenza che é alla base della “legge del più forte”. Il nuovo paradigma, che noi proponiamo, deve essere invece:
“Se non vuoi la guerra prepara la Pace“. Sì, se non vuoi la guerra prepara la Pace, il che sottolinea il tragico errore, la tragica indifferenza che ci ha portato a ritenere che parlare di Pace, che lavorare per la Pace, in periodo di non guerra, sia una applicazione inutile, una perdita di tempo. Ma una volta che la guerra arriva a coinvolgerci direttamente o indirettamente, allora, tutti si mobilitano, partecipano a manifestazioni, tutti diventano allora pacifisti dell’ultima ora, statisti dell’ultima ora.
La diplomazia europea e mondiale è stata assente nel prevenire la guerra in Ucraina, infatti, dopo otto anni di conflitto tra dissidenti e non, che dal 2014 al 2018 nel Donbass ha causato oltre 13.000 morti (dati ONU) e sembra siano circa 18.000 fino al 2021. Insomma abbiamo lasciato degenerare la situazione che qualcuno ha definita guerra a bassa intensità. Si doveva intervenire per tempo con la diplomazia, con la mediazione.
Il peggio si sarebbe potuto evitare. Si doveva evitare. Ora ne paghiamo tutti le conseguenze, ma, soprattutto e come sempre, la popolazione inerme. La Pace si costruisce non si insegue a guerra scoppiata! La guerra si previene e non si risolve alzandone il livello.
Il Dalai Lama ci dice: “La Storia dimostra che la violenza genera violenza e di rado risolve i problemi. In compenso crea sofferenze abissali. È anche evidente che, persino quando sembra giusta e logica per porre fine ai conflitti, non si può mai sapere se invece di spegnere un fuoco non stiamo appiccando un incendio”.
Deve muoversi la diplomazia, deve muoversi L’ONU, non basta votare contro la guerra o manifestare nelle piazze. È utile ma non basta!
Spero abbiate letto quanto inviato e pubblicato da sempre che evidenzia che tutto l’impegno, l’impostazione operativa di Unipax e di United Peacers è quella di preparare la Pace, é quella di riempire questa parola di contenuti e questo si materializza nelle 400 pagine del saggio “La Rivoluzione Globale pacifica per un Nuovo Umanesimo”, nelle raccolte di pillole, nelle decine di articoli, dove si indicano le vie d’uscita dalle varie e complesse emergenze planetarie, si tracciano i sentieri per avviare un Nuovo Umanesimo e si indicano le Istituzioni che, finalmente, possano garantire la civile convivenza e un futuro sereno per i nostri giovani.
Essere operatori di Pace significa preparare la Pace e tutti insieme prevenire le guerre rispettando i diritti fondamentali universalmente accettati ma scarsamente applicati.
Ecco allora il senso della Casa Comune degli operatori di Pace, della World Community di United Peacers, il senso del lavoro di formazione dei giovani attraverso il progetto pilota “Educazione Civica Nuovo Umanesimo”. Qui mi fermo anche perché ciò che dovevo dire l’ho scritto e sto continuando a scriverlo, ma ricordo che solo coordinandoci, unendo energie e capacità, sarà possibile fare qualcosa di significativo per avviare un Nuovo Umanesimo di Civile Convivenza e di vera Pace.