Sono oltre 13 mila le armi nucleari negli arsenali militari nel mondo. E’ un dato drammatico e allarmante certificato dalle Nazioni Unite in occasione della celebrazione della Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari. Nell’articolo che ho pubblicato sul numero di settembre/ottobre di Fiamma Cremisi, la Rivista dell’Associazione Nazionale Bersaglieri, ricordo come la dottrina della deterrenza nucleare persista ancora come elemento nelle politiche di sicurezza di tutti gli Stati. Negli ultimi anni qualcosa si è mosso e il 22 gennaio 2021 è entrato in vigore il primo trattato multilaterale di disarmo nucleare TPNW. Ma siamo solo agli inizi di un lungo faticoso percorso perché, ad oggi, gli Stati firmatari sono solo 86 e quelli che lo hanno ratificato 51. Decisamente troppo pochi. L’Italia non ha ancora aderito e non sfugge l’aspetto più preoccupante che riguarda le principali potenze nucleari di Stati Uniti, Regno Unito, Russia, Cina e Francia che non hanno firmato l’accordo. Si tratta comunque di un piccolo passo sicuramente insufficiente ma che va nella giusta direzione grazie anche al ruolo svolto dalle associazioni della società civile guidate dalla Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN) che nel 2017 ha vinto il Premio Nobel per la Pace. Anche le organizzazioni del terzo settore in Italia si stanno mobilitando: le associazioni che da anni si occupano attivamente del tema del disarmo hanno sottoscritto una lettera/appello indirizzata a tutti i rappresentanti delle istituzioni dell’Unione Europea. L’iniziativa è stata coordinata e promossa dal Comitato per una Civiltà dell’Amore e dal Dipartimento “Disarmo Nucleare e Disarmo Globale” di United Peacers e da Unipax con la collaborazione del Sacro Convento di San Francesco di Assisi. L’obiettivo da raggiungere è quello di porre fine alla folle corsa agli armamenti e avviare un definitivo disarmo per attuare una progressiva riconversione, in tutti gli Stati, delle “fabbriche della morte” in “fabbriche per la vita” con un controllo democratico sulle applicazioni tecnologiche della ricerca scientifica, attraverso apposite Agenzie dell’ONU, nell’ambito di una non più rinviabile radicale riforma delle Nazioni Unite che porti ad un reale rinnovamento della governance mondiale.

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